All’alba del 3 febbraio 1944 iniziò il più importante combattimento della Wigforce, la formazione mista composta da soldati inglesi e volontari italiani. L’esito della battaglia non diede i risultati programmati dagli alleati, caddero 13 partigiani e 4 soldati britannici, tra cui il maggiore Lionel Wigram.
Ingenti furono anche le perdite tedesche (19 morti) che abbandonarono definitivamente Pizzoferrato nella notte del 3 febbraio.
In un’intervista del 2014, il partigiano Vincenzo Conicella così raccontava i momenti salienti di quei giorni vissuti da combattente:
“Il 2 febbraio partimmo a piedi per andare a Pizzoferrato. Eravamo in tanti, partigiani e soldati inglesi. Era notte fonda, camminammo per ore sotto un’abbondante nevicata. Stanchi e infreddoliti arrivammo all’alba. Ci dirigemmo verso un palazzo presidiato dai tedeschi, alcuni di noi si appostarono intorno al giardino e il maggiore Wigram andò avanti verso il portone con alcuni uomini, intimò la resa ai tedeschi ma loro risposero dalla finestra con una scarica di mitra. Vidi il maggiore cadere all’indietro sulla scalinata colpito a morte e furono feriti anche alcuni dei suoi. Restammo tutti sconcertati e impauriti e non sapevamo cosa fare. Il vice comandante ci disse di andare alla piazzetta antistante la chiesa della Madonna del Girone, nella parte più alta di Pizzoferrato. Là ci appostammo per difenderci. Io ero capo mitragliere e mi posizionai dietro un muretto con la mitragliatrice. Giuseppe Fantini (Paperabelle) era vice mitragliere, stava con Donato Cicchini (Verdone) addetto alla barella. Giuseppe voleva partecipare attivamente alla battaglia: “Voglio sparare anch’io ai tedeschi!” così, volontariamente prese il mio posto. Fu preso dall’entusiasmo dall’avere il possesso della mitragliatrice e non si premurò di ripararsi abbastanza: la sua incoscienza lo portò a farsi uccidere. Fu uno dei primi a cadere quando incominciò la cruenta battaglia. Sarei potuto morire al suo posto invece ebbi il triste compito insieme a Donato di raccogliere il suo corpo straziato dalla mitragliatrice nemica. Altri ragazzi come lui morirono in quella battaglia il cui esito fu ben diverso dalle aspettative degli alleati inglesi. Dopo la battaglia di Pizzoferrato ci mandarono in licenza per un mese. Quando tornammo a combattere lo facemmo con la divisa militare. Fino ad allora eravamo stati dei “banditen”, così ci chiamavano i tedeschi”.
Partigiani caduti:
- Mauro PICCOLI, nato a Torricella Peligna, anni 22, contadino;
- Nicola DI RENZO, nato a Pennadomo, anni 24, contadino;
- Giuseppe FANTINI, nato a Torricella Peligna, anni 18, garzone;
- Mario SILVESTRI, nato a Pacentro, anni 22, contadino;
- Lorenzo D’ANGELO, nato a Pennadomo, anni 20, contadino;
- Luigi DI FRANCESCO, nato a Pennadomo, anni 22, contadino;
- Gaetano DE GREGORIO, nato a Gessopalena, anni 20, contadino;
- Giosia DI LUZIO, nato a Torricella Peligna, anni 44, contadino;
- Angelo ROSSI, nato a Colledimacine, anni 21, militare;
- Alberto PAVIA, nato a Villa S. Maria, anni 21, cuoco;
- Alfonso PICCONE, nato a Torricella Peligna, anni 21, sarto;
- Domenico MADONNA, nato a Lama dei Peligni, anni 22, studente;
- Nicola DE ROSA, nato a Casoli, anni 27, impiegato.
Il 3 febbraio, Alfonso Piccone, Domenico Madonna e Nicola De Rosa, furono catturati dai tedeschi che li costrinsero a lavorare per loro e poi li trucidarono al momento di abbandonare la zona; le loro spoglie furono ritrovate mesi dopo in aperta campagna.